Vorrei divulgare quanto apparso il 27 maggio 2020 su Nutrients, rivista ad accesso aperto peer-reviewed di nutrizione umana pubblicata mensilmente online, relativa alla malattia causata dal SARS-CoV-2, in merito al rafforzamento del sistema immunitario e alla riduzione di infiammazione e stress ossidativo, attraverso la dieta in considerazione della crisi COVID-19.
Una risposta immunitaria ottimale è subordinata a dieta e nutrizione adeguate. Ad esempio, l’assunzione di proteine sufficienti è cruciale per una produzione ottimale di anticorpi. Uno stato di micronutrienti basso, come quello della vitamina A o Zinco, è stato associato ad un aumentato rischio di infezione. Spesso lo stato dei nutrienti è sbilanciato se associato a infiammazione e stress ossidativo, che a loro volta possono influire sul sistema immunitario.
I componenti dietetici con una capacità antiinfiammatoria e antiossidante particolarmente elevata includono la vitamina C, vitamina E e sostanze fitochimiche come carotenoidi e polifenoli. La vitamina D in particolare può perturbare l’infezione cellulare virale interagendo con recettori di entrata cellulare (enzima di conversione dell’angiotensina 2), ACE2. La fibra alimentare, fermentata dal microbiota intestinale in acidi grassi a catena corta, ha anche dimostrato di produrre effetti antiinfiammatori. In questa recensione, si mettono in evidenza l’importanza di uno stato ottimale di nutrienti, necessari e rilevanti per ridurre l’infiammazione e lo stress ossidativo, rafforzando così il sistema immunitario durante la crisi COVID-19. Complessivamente, alla prima esposizione a patogeni, si verifica una forte risposta del sistema di difesa innata all’inizio della fase di infezione. Come tale, un certo livello di infiammazione è fisiologico e necessario per l’attivazione ottimale della risposta immunitaria.
Tuttavia, l’infiammazione sistemica di basso grado è comune in diverse condizioni, tra cui malattie cardiovascolari, malattie infiammatorie intestinali IBD, diabete di tipo 2, artrite, cancro e obesità. Gli individui con infiammazione cronica di basso grado presentano un sistema immunitario innato sregolato, con conseguente aumento del rischio di infezione. In effetti, l’iperinfiammazione associata a COVID-19, con profilo di citochine descritto anche come sindrome di attivazione dei macrofagi (MAS) o linfoistiocitosi emofagocitica secondaria (sHLH), è stata associata ad un aumentato rischio di mortalità, principalmente a causa di insufficienza respiratoria da acuta.
Lo studio apparso su Nutrients è stato preparato con lo scopo di contestualizzare le prove disponibili per l’attuale crisi pandemica COVID-19. Importante aspetto aggiuntivo da tenere a mente è il controllo dell’infiammazione cronica di basso grado, correlata a malattie croniche come l’obesità, il diabete, le malattie cardiovascolari. Ciò potrebbe essere possibile attraverso il controllo delle carenze nutrizionali per promuovere un adeguato stato nutrizionale, che potrebbe migliorare la risposta immunitaria nelle fasi di infezione. Il lavoro è stato preparato con particolare attenzione ai componenti nutrizionali disponibili nella dieta. Tuttavia, alcuni di questi componenti potrebbero essere disponibili anche come integratori, causa della potenziale finestra terapeutica limitata di alcuni dei componenti dietetici discussi; incoraggiando comunque l’ottenimento del beneficio nutrizionale attraverso la promozione di sane abitudini alimentari.
Scritto per Acini da:
Paltani Giuseppe è Tecnologo Alimentare specializzato in Scienza dell’Alimentazione presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Milano. Come professionista ha maturato competenze e capacità in diversi settori e comparti dell’alimentare. Attualmente in forze alla Direzione Agricoltura della Regione Piemonte si occupa di produzioni di qualità e di educazione alimentare